![il battito di ciglia é segno di cambiamenti emotivi e cognitivi](https://www.linguaggiodelcorpo.it/wp-content/uploads/2018/12/battito_di_ciglia_linguaggio_del_corpo_marco_pacori.jpg)
Il battito di ciglia rivela molto di noi
Battere le ciglia é un’azione quasi impercettibile, la cui funzione é fondamentalmente fisiologica. Ma vi siete mai chiesti se questo piccolo movimento trasmetta dei messaggi anche sul piano psicologico e, se si, cosa indicano? Gli studiosi del linguaggio del corpo hanno scoperto, infatti, che possiamo sbattere più o meno velocemente le ciglia in rapporto alle emozioni che proviamo, al grado di attenzione e che usiamo questo segnale, perfino, per scandire i turni in una conversazione.
Anche se comunemente non ci facciamo caso, mediamente chiudiamo le palpebre dalla 8 alle 21 volte al minuto, ma proprio perché si tratta di un movimento minimo, e eseguito come un flash passa inosservato.
La funzione primaria di questa azione è fondamentale di umidificare la superficie dell’occhio; anche se già da tempo gì psicologi si sono accorti che la frequenza dei battiti aumenta se ci sentiamo in ansia, a disagio, emozionati o sessualmente eccitati.
Di recente, però, si è appurato che anche le funzioni cognitive e perfino l’interazione possono modificare il ritmo con cui chiudiamo giù occhi.
E’ un segno di interesse
Gli psicologi Sarah Shultz, Ami Klin e Warren Jones hanno riflettuto che, se battere le ciglia ha un’importante funzione fisiologica, è anche vero che chiudendo gli occhi viene interrotta anche la percezione degli stimoli visivi; per questa ragione, inibire il battito di ciglio potrebbe essere un modo restare attenti e concentrati, specie se quello che si guarda suscita interesse.
Per verificarlo hanno condotto un esperimento con dei soggetti “naive”, dei bambini di due anni, esponendoli a stimoli che attirassero la loro attenzione, alternati a stimoli irrilevanti a quell’età.
Hanno così accertato che, effettivamente, se stiamo guardando qualcosa di attraente (ma lo stesso vale se ascoltiamo qualcuno che dice delle cose che ci colpiscono) l’occhio rimane aperto più a lungo.
… a volta, indica noia
Alle volte, però, succede l’esatto contrario: se ascoltiamo qualcosa che ci suscita noia o, semplicemente, abbiamo qualcosa che ci ronza in mente, Il batte di ciglia riflette le nostre divagazioni. Ne hanno dato prova gli psicologi Daniel Smilek, Jonathan Carriere e Allan Cheyne.
Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno reclutato 15 volontari, invitandoli a leggere un passaggio di un libro sullo schermo di un computer.
Mentre scorrevano il testo, un sensore rilevava i movimenti dei loro occhi, compresi i battiti di ciglia. Ad intervalli casuali, il computer emetteva un beep e in quel momento veniva chiesto si soggetti di riferire se stessero prestando attenzione a ciò che appariva sul monitor o se fantasticassero o pensassero ad altro.
Hanno così appurato che in chi diceva di essersi distratto il battito di ciglia era aumento; il che é anche comprensibile, commentano gli autori, perché più si chiudono gli occhi, più si ci si riesce s concentrare sui propri pensieri.
Senza esserne consapevoli, scandiamo i momenti e i turni in una conversazione con numerosi segnali non verbali: dall’annuire, a tenere la testa in direzione di chi parla, a guardare negli occhi mentre si parla e distogliere lo sguardo quando si vuole che sia l’altro a farlo e così via.
Regola gli scambi dei turni di conversazione
Paul Hömke, Judith Holler, Stephen Levinson hanno scoperto che per regolare gli scambi in un dialogo usiamo snche il battito delle ciglia.
Per verificarlo i ricercatori hanno come un disegno sperimentale in cui dei volontari facevano “quattro chiacchiere” con un’interlocutore virtuale, che poneva loro delle domande e restava in ascolto. Le facce dei finti ascoltatori mostravano una mimica simile a quella di un essere umano.
Per approfondire |
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L’unica cosa che cambiava era la frequenza del battito di ciglia, manipolata dagli studiosi per essere relativamente breve (208 ms) o lunghe (607 ms).
Hanno così rilevato che quando le palpebre venivano sbattute per un tempo maggiore, i volontari (pur essendo inconsapevoli della variazione
di questo segnale) erano “di poche parole”. Dimostrando che erano in grado
di percepire inconsciamente il valore di quanto era emerso negli studi che abbiamo citato in precedenza: battere poco le palpebre indica interesse e batterle tanto suggerisce noia o disattenzione.